La lunga vita dei detriti edili

La lunga vita dei retriti edili

Focus on: riciclo degli inerti edili Il settore edile sta effettuando profondi cambiamenti per lavorare sinergicamente ad obiettivi legati alla salvaguardia ambientale. E quindi, dove finiscono gli scarti e i detriti prodotti dalla cantieristica edile? Hanno una vita sorprendentemente lunga, se si sa come usarli. Il riciclo e lo smaltimenti dei rifiuti edili rientra in questa prospettiva. Gli scarti delle lavorazioni abbracciano diversi settori, come i residui delle demolizioni, gli scavi inquinati da sostante pericolose o più semplicemente i rifiuti edilizi. L’ISPRA ha calcolato che il 40% dei rifiuti speciali è prodotto proprio dal settore edile. Come spiegato anche sul sito Baioni.it, specializzata nel riciclo di inerti da demolizione, per smaltire questi materiali occorre una professionalità specifica. Secondo la legge infatti, ad occuparsi dello smaltimento dei detriti deve essere il produttore dei rifiuti stessi, cioè il singolo che esegue i lavori, oppure l’impresa che se ne occupa. A livello europeo, esiste una normativa a supporto del Testo Unico Ambientale, che specifica attraverso delle chiare linee guida come debba avvenire secondo diverse soluzioni. Il riuso e il riciclo degli inermi edili, sono le soluzioni considerate più green. Le altre scelte sono la riduzione, il recupero dei rifiuti o lo smaltimento in discarica.

Le fasi del riciclo degli inerti edili

Quando si scegli il riciclo degli inerti, è possibile suddividere la tipologia di intervento in tre modalità, a seconda del materiale e al prodotto finale desiderato. La prima modalità è quella del ‘riciclo primario’ , ovvero il riuso diretto. Questo metodo consiste nel riutilizzare gli scarti nello stesso cantiere della lavorazione. È un modo efficace e veloce per ridurre la quantità dei rifiuti prodotti. Travi di legno e mattini, ad esempio, possono essere facilmente riutilizzati. Un’altra opzione è chiamata ‘riciclo secondario’. L’uso secondario destina i rifiuti ad un trattamento meccanico che li trasforma in altro, per essere usati per finalità differenti da quelle per le quali sono stati creati. Così accade ad esempio per le rocce di scarto o il calcestruzzo, che polverizzati possono essere utilizzabile in altri progetti. Mattonelle, ceramiche, terra, marmo, pietra o vetro sono da considerarsi rifiuti inerti, che hanno il vantaggio di poter essere riciclati ed essere usati per impastare della nuova malta. Esistono impianti di frantumazione specializzati che seguono l’intero ciclo di recupero del materiale. A seconda del risultato finale, e del materiale iniziale da riconvertire, gli impianti di frantumazione si occupano di macinazione, vagliatura, e separazione degli elementi non desiderati. In fine, esiste il ‘riciclo terziario’, che avviane attraverso un intervento chimico. Questo processo viene richiesto quando si desidera un materiale equivalente a quello di partenza. Ogni opzione di riutilizzo degli scarti da cantiere, contribuiscono ad un’urbanizzazione ecosostenibile.

Le fasi dell’intero processo

Sono quattro le fasi che attraversa il materiale di un cantiere edile prima di diventare un rifiuto da ricollocare. Il primo step è quello della formazione del rifiuto, il secondo è la raccolta del materiali scartato, il terzo è il trattamento del rifiuto e in ultimo, il quarto step, prevede la ricollocazione nel mercato edilizio come elemento proveniente dagli impianti di riciclaggio. Scegliere il ciclo di riutilizzo degli inerti edili è un’operazione economicamente vantaggiosa, oltre che un’azione a favore dell’ambiente. Lo smaltimento in discarica dei rifiuti infatti è tutt’altro che economica, a causa dei volumi del materiale da buttare, e della distanza da percorrere per arrivare dal cantiere dall’area di stoccaggio. Per evitare gli elevati costi di smaltimento, una buona prassi è quella di eseguire una demolizione selettiva, dove i materiali vengono smistati già in cantiere. Infatti, il problema più grande che si deve affrontare per attivare il riciclo edile è quello che spesso i materiali sono mischiati, e devono necessariamente essere separati. Questa operazione può richiedere tempo, ma ai fini del riuso o del riciclo è da considerarsi un’operazione che abbatte i costi rispetto allo stoccaggio in discarica.